La leggenda di Abufina e Selepino

 

1975049_1434379793475272_131684206_nGuardando il colossale torrione, e precisamente la finestra spalancata verso il paese, nelle notti di luna e nei mesi di primavera ed a giugno, è facile vedervi stagliata la bionda figura di Abufina, la più bella e la più sfortunata ragazza mai vissuta a Grottole: ella vi parlerà del suo amore.
Un giorno Abufina, bellissima dama, ricamava seduta accanto alla finestra del torrione. Possedeva una candida pelle come latte e pensava al suo amore, Selepino, che combatteva in terra lontana. All’improvviso, mentre era intenta ai lavori domestici, avvertì lo scalpitio di un cavallo: era un messaggero che portava un plico che così recitava: “Vieni, Abufina, vieni da me; io che uccido i nemici, me l’amore mi uccide; vieni, Abufina, vieni da me: insieme con te al castello di Grottole sol tornerò; fà presto, fà presto…”.
E Abufina partì, ma il bianco cavallo, distratto dalle pietre luccicanti e scivolose del fiume Basento, s’impennò, e la bella fanciulla fu travolta nei vortici del fiume.
La leggenda narra che il signore del castello, per onorare la memoria della fanciulla morta per andare incontro al suo amore, vi collocò una lapide (di cui era possibile vedere fino agli inizi del secolo XIX dei frammenti) con una scritta: “Ad Abufina la bella, che corse, cui fu dolce morire d’amore; questa torre che fu tua dimora, parli sempre alle genti di te. Ogni amante ti porga un saluto, e si stringa al suo cuore l’amata…”.
Ancora oggi il Basento, pentitosi per aver distratto il cavallo bianco, pare che mormori ogni tanto il nome di Abufina.